The Perks of Being a Wallflower

The Perks of Being a Wallflower - 2,5Non avevo particolari aspettative quando ho iniziato questo libro, dato che non ne avevo molto sentito parlare: ho deciso di leggerlo per potermi poi vedere il film, che dal trailer mi sembrava interessante, niente di più. Quando l’ho finito ho scoperto girovagando per il web che questo romanzo è popolarissimo e amatissimo: probabilmente sarò una voce del tutto fuori dal coro, ma questo Ragazzo da parete non mi ha del tutto convinto e coinvolto. Una lettura scorrevole, ma non molto di più.Il romanzo è scritto in forma epistolare: Charlie, il nostro protagonista, scrive infatti delle lettere a un ignoto destinatario in cui racconta ciò che gli accade durante il suo primo anno alle superiori. In teoria Charlie è un wallflower, cioè un ragazzo che fa da tappezzeria, di cui nessuno parla male ma neppure si ricorda: lo seguiremo nei suoi momenti di sconforto e in quelli di felicità, alle prese con nuove amicizie, la droga, una cotta, la prima fidanzata, e anche con situazioni decisamente più grandi di lui. Insomma, tutti gli ingredienti principali di un romanzo di formazione.La lettura è scorrevole e il libro si divora in poco tempo, nonostante in alcuni punti la traduzione zoppichi un po’. E allora come mai questo romanzo non mi ha convinto? Essenzialmente il mio problema è stato uno: Charlie. Quando ho letto che aveva quindici anni mi sono cascate le braccia. Posso comprendere la timidezza, l’insicurezza, alcuni strascichi dovuti a grossi traumi subiti in precedenza di cui veniamo a conoscenza durante la lettura, ma Charlie è veramente troppo fuori dal mondo: è come se fosse cresciuto chiuso in uno scantinato e non sapesse niente del mondo che lo circonda. Peccato che non sia così. Inoltre molti dei ragionamenti che fa sembrano decisamente di un bambino più piccolo, non giustificabili con una semplice immaturità o ingenuità. Charlie fa praticamente tutto ciò che gli viene detto/chiesto dai suoi amici o anche da semplici conoscenti e piange molto, molto spesso. Lo so, lo so che ha subito un grosso trauma, ma, secondo il mio parere, un trauma del genere lo avrebbe limitato enormemente di più nelle relazioni con gli altri, praticamente impedendogliele. E inoltre non spiega il suo essere così fuori dal mondo, in qualsiasi ambito. Questa mia incompatibilità con Charlie mi ha impedito di immedesimarmi nel romanzo, che ho vissuto in modo distaccato, annoiato in alcuni punti. Inoltre queste caratteristiche di Charlie mi hanno fatto avvertire il suo rapporto con Sam come qualcosa di troppo inverosimile e costruito.Altra cosa che mi ha infastidito è stata l’innumerevole quantità di temi “scottanti” inseriti nel romanzo (omosessualità, droga, abuso di minori, stupro,…) senza il dovuto approfondimento. Non so, mi è parso come uno stratagemma per colpire il lettore a tutti i costi.Probabilmente sono io che non ho colto la profondità e la sensibilità di questo libro, data la miriade di recensioni positive in giro per il web. Io sinceramente ne sono rimasta piuttosto delusa e per nulla colpita. Il film invece mi è piaciuto moltissimo, probabilmente perché molti dei difetti che io ho riscontrato nel romanzo vengono in un certo senso corretti, Charlie sembra più un ragazzo qualunque.Da segnalare la presenza di citazioni musicali e libresche.