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The Unbecoming of Mara Dyer

The Unbecoming of Mara Dyer - Michelle Hodkin 3,5Chi è Mara Dyer? In realtà, nonostante abbia già letto il romanzo, non lo so neppure io.Mara è una ragazza che ha vissuto un’esperienza incredibilmente traumatica, un terribile incidente cui è sopravvissuta per miracolo ma in cui hanno perso la vita persone a lei care. Incubi e allucinazioni la perseguitano e cambiare città sembra all’apparenza una buona idea. La nuova scuola di Mara non è esattamente un luogo ospitale e i suoi primi “incontri” lasciano decisamente a desiderare: come se non bastasse, le allucinazioni non migliorano, anzi. Cose strane cominciano ad accadere attorno a lei, ma sarà realtà o immaginazione. Cosa sta realmente succedendo a Mara? Cosa si nasconde nella sua testa?Devo dire che volevo leggere questo romanzo da tempo e in definitiva l’ho trovato carino ma non esplosivo come avevo immaginato leggendo alcune recensioni inglesi. Ci sono alcuni punti sicuramente entusiasmanti ma personalmente ho detestato una delle scelte narrative dell’autrice e quindi il mio giudizio è notevolmente calato.Possiamo dividere secondo il mio gradimento il romanzo in due metà: la prima parte è secondo me fenomenale. L’autrice ci presenta il personaggio di Mara e crea un clima molto particolare, caratterizzato dall’ambiguità : quello che Mara sta vivendo è la realtà? Oppure accade tutto nella sua testa? Cosa è realmente successo la notte dell’incidente? In realtà sono tutte solo allucinazioni? O magari Mara soffre di sdoppiamenti di personalità e amnesie? Ho adorato questa continua suspence, la presenza di un narratore inaffidabile, cui non sappiamo se credere oppure no. Poi entra in scena Noah Shaw, il “bello e maledetto” tipico di questi romanzi per ragazzi, ma comunque la cosa non mi ha disturbato più di tanto, perché comunque il suo personaggio è ben costruito e diversi scambi di battute sono arguti e divertenti. Quando però finalmente l’autrice ci spiega un po’ di cose nella seconda metà, svelandoci delle cose su Mara, il mio indice di gradimento è sceso rapidamente verso il basso. Non ho apprezzato per nulla la svolta che la Hodkin ha voluto dare al romanzo, omologandolo così a molti altri romanzi usciti recentemente. Non posso sbilanciarmi più di tanto perché non voglio farvi uno spoiler enorme ma chi ha letto il romanzo penso riuscirà a capire a cosa alludo.Il colpo di scena delle ultimissime righe è stato invece una sorpresa gradita, anche se per l’ennesima volta ci ritroviamo di fronte a un cliffhanger.�In definitiva, Chi è Mara Dyer è un romanzo che mi ha lasciato combattuta, divisa: la storia è scritta e raccontata molto bene, con la giusta dose di suspense e ambiguità; i personaggi sono tratteggiati abilmente, non scontati, ma il finale (con l’eccezione del colpo di scena delle ultimissime righe) mi ha deluso. Sicuramente leggerò anche il prossimo volume della saga, con la speranza che la Hodkin riesca in un qualche modo a rendere originale una tematica già molto usata negli YA e di gran moda di recente, e anche per capire come svilupperà la storia in relazione a una delle ultime rivelazioni del finale.

Dreamless

Dreamless - Josephine Angelini Dreamless, secondo volume della saga Starcrossed, riprende a narrare la storia dei nostri "eroi" esattamente da dove si era concluso il precedente romanzo. Helen e Lucas hanno scoperto di essere cugini ma nonostante ciò non riescono a tenersi lontano l'uno dall'altra; Hector è un Reietto e non può più avvicinarsi ai suoi familiari se non vuole risvegliare le Furie. Helen, inoltre, ha scoperto di essere un Discensore, e cioè di essere in grado di scendere agli Inferi semplicemente addormentandosi: la sua missione è di trovare le Furie e rompere così il loro legame con i Discendenti liberando tutti dal giogo della violenza. Ma non è così semplice: ogni volta che si addormenta, Helen si trova in un posto nuovo, sconosciuto, dal quale non riesce ad allontanarsi; inoltre agli Inferi è priva di poteri e ciò si ripercuote sulle sue condizioni fisiche nonché mentali, dato che il sonno sembra essere diventato per lei solo un lontano ricordo. Per fortuna un nuovo personaggio le verrà in aiuto, aprendosi anche una breccia nel suo cuore. Del resto lei e Lucas non possono stare insieme... o forse no?Dreamless rappresenta il classico volume di passaggio di una trilogia: meno brillante del precedente, rimane comunque una buona lettura, rapida e intrigante. In questo secondo volume troviamo ciò che in parte era mancato al primo, e cioè l'azione: non c'è più tempo per le spiegazioni, ora bisogna agire, e così tutte le notti Helen scende agli Inferi in cerca di una soluzione. Le parti di testo dedicate alle esplorazioni di Helen sono sicuramente le mie preferite: l'autrice è riuscita a rendere in pieno il senso di disperazione, smarrimento e confusione della ragazza, così come l'ambientazione desolata e sconsolante degli Inferi. Ho visto Helen consumarsi a poco a poco. Poi però arriva Orion e la cosa mi fa storcere un po' il naso, soprattutto per il rapporto che immediatamente si instaura tra i due ragazzi. Ma ciò che mi ha realmente infastidito del romanzo spingendomi ad abbassare il voto a tre stelline è stato il modo in cui l'autrice ha deciso di risolvere il problema Inferi: non posso spiegarvi meglio per non spoilerare troppo, ma sono rimasta davvero delusa dalla trovata utilizzata per permettere a Helen di rintracciare ciò che cerca. Se avete letto il libro o lo leggerete, probabilmente capirete a cosa mi riferisco.Emozionanti i combattimenti e le scene finali, con delle trovate davvero inaspettate e interessanti. Ho amato la raffigurazione che la Angelini fa di Ares nonostante sia così lontana dalla mitologia che noi conosciamo. Rimane ancora molto in ombra Tantalo, ma presumo che nell'ultimo volume finalmente ne sapremo di più e sinceramente non ne vedo l'ora, dato che per ora questo antagonista è stato solo abbozzato. Grazie allo stile semplice e scorrevole dell'autrice, il romanzo si "beve" in poco tempo nonostante la sua dignitosa mole e al termine di esso si è curiosi di sapere cosa succederà nel volume successivo, dato il finale inaspettato e mozzafiato. Dreamless è quindi, in definitiva, una buona lettura estiva d'intrattenimento senza eccessive pretese. Consigliato a chi ha apprezzato il volume precedente.

Nothing (Teller, Janne)

Nothing - Janne Teller 3.5Niente è un libro che si legge in pochissimo tempo, nel giro di un paio d’ore, ma che poi ti lascia destabilizzata a riflettere per diversi giorni. Mi riesce difficile parlarvene perché, se devo essere sincera, non ho ben capito nemmeno io cosa ho letto. Il tutto ha inizio quando un bambino di nome Pierre Anthon decide di salire su un albero e non fare più nulla, perché tanto, nella vita, niente ha un senso.Se niente ha senso, è meglio non far niente piuttosto che qualcosa.Ogni volta che qualcuno dei suoi ex compagni passa sotto la sua nuova “casa”, il ragazzo cerca di demoralizzarli con frasi volte a dimostrare la mancanza di significato della vita e di tutto ciò che a essa è correlato. I bambini, estenuati e provocati dalle sue parole, decidono di dimostrargli l’erroneità delle sue affermazioni e quindi di raccogliere all’interno di una vecchia segheria una catasta di oggetti che per loro sono ricchi di significato. Si parte da cose piuttosto innocenti, come i sandalini preferiti o la bicicletta, per poi arrivare a richieste sempre più ardite, in un escalation piuttosto inquietante. Riusciranno i bambini a trovare il vero “significato” e a dimostrare a Pierre Anthon di essere in errore?Niente è un libro strano. Nonostante tu non voglia, continui a leggerlo: non so se è per una sorta di gusto del macabro o per una genuina curiosità nei confronti della ricerca dei ragazzi, fatto sta che non si riesce a poggiarlo e a interromperne la lettura, per quanto alcune scelte narrative e alcune scene siano decisamente disturbanti. E il linguaggio semplice e scorrevole, dovuto al fatto che la storia è narrata da una ragazzina di 13 anni, invece che alleggerire l’atmosfera rende il tutto ancora più inquietante e terribile, forse perché il tutto viene narrato come se fosse abbastanza normale, usuale. I bambini di Niente sono ragazzini che fanno paura: quella che inizia come una ricerca tutto sommato innocente si trasforma in un domino vendicativo, in cui ogni bambino obbliga il successivo a sacrificare cose sempre più importanti per lui ma soprattutto sempre più insacrificabili. Non scendo nei dettagli per non rovinarvi la lettura, ma alcuni sacrifici sono oltremodo eccessivi, forti, un pugno nello stomaco, e sono raccontati così, senza che venga dato loro molto peso. Del resto ognuno di loro ha dovuto donare qualcosa, no? Che differenza volete che ci sia tra un paio di sandalini e la sanità mentale di una bambina?E gli adulti nel frattempo non si accorgono di nulla, sino alla fine. E quando il tutto viene scoperto, affiora alla luce del sole, la loro successiva reazione, i loro comportamenti, sono a dir poco assurdi.In tutto questo, vi starete chiedendo, c’è un significato? Sì. E no. Non lo so. Non è un libro che contiene le risposte alle più comuni domande esistenziali. Ma di certo induce a riflettere, eccome se lo fa.

The Future of Us

The Future of Us - Jay Asher, Carolyn Mackler Siamo nel 1996 e Internet sta cominciando a diffondersi nelle case degli americani grazie a un cd inviato a molte famiglie dal governo. La madre di Josh non vuole che lui lo utilizzi e quindi lui porta questo fantomatico dischetto alla sua vicina di casa, Emma, ex migliore amica. Quando installano il programma succede però qualcosa di strano: invece che trovarsi di fronte la normale schermata di AOL, si apre una pagina di nome Facebook. E in essa compare il nome completo di Emma con una fotografia… in cui però ha quindici anni di più.Sarà sicuramente uno scherzo di cattivo gusto di qualcuno. Peccato però che anche Josh sia presente su questo fantomatico sito così come i loro amici/parenti. Beh, di certo uno scherzo ben organizzato. Pare che però, a seconda di quello che fanno nel presente, le informazioni presenti nel sito cambino, prospettando loro diversi studi/matrimoni/amicizie… Che non sia uno scherzo? Che sia realmente una porta sul futuro?Morivo dalla voglia di leggere questo libro, veramente. Questo perché di Jay Asher ho letto diverso tempo fa 13, che mi ha annientato e stregato. Avevo bisogno di un nuovo romanzo di questo autore. La trama mi ha subito intrigato, affascinato: peccato che il libro abbia poi disatteso le mie aspettative, di sicuro eccessivamente elevate.Forse il difetto più grosso, lo scoglio del libro, è stato per me il personaggio di Emma: non l’ho sopportata dall’inizio alla fine.Si comporta come una bambina piccola, prepotente, viziata e soprattutto egoista: non ti piace il futuro che Facebook ti prospetta? Allora rimboccati le maniche per cambiarlo, non fare cose assurde fregandotene beatamente di come ciò influenzerà le vite di chi ti circonda. Josh ha un futuro apparentemente migliore del tuo? Beh, allora fatti delle domande, non scaricare sempre la colpa sugli altri. Veramente, ho faticato molto a sopportarla. Il modo in cui usa le persone e la sua superficialità sono insostenibili.Non so voi, ma se aveste la possibilità di conoscere il vostro futuro, vi interesserebbe unicamente sapere con chi siete sposati? Io l’ho trovato veramente riduttivo.Inoltre secondo me gli autori hanno perso una buona occasione: partendo dall’originalità dello spunto, avrebbero potuto approfondire maggiormente alcune tematiche che purtroppo vengono appena accennate, riducendo la storia più che altro a un romance, carino ma non esaltante.Nonostante questi difetti, il libro scorre molto rapidamente e coinvolge, fornendo qualche spunto di riflessione. Inoltre mi piacciono sempre molto le ambientazioni scolastiche e questa non fa eccezione.In definitiva un romanzo leggero, scorrevole, che rappresenta purtroppo un’occasione sprecata: spunto originale, esecuzione nella norma, non indimenticabile.

La Grammatica dell'amore

La Grammatica dell'amore - Rocio Carmona Irene si è appena trasferita nella grigia Cornovaglia abbandonando la sua amata Spagna a causa del divorzio dei suoi genitori. Nel nuovo college tutti la chiamano “la straniera” e non ha neppure un amico: come se non bastasse, lei e la grammatica inglese non è che vadano propriamente d’accordo. Per fortuna nella sua vita è entrato Liam, il ragazzo più bello e popolare della scuola. Dall’alto della sua magnificenza ha scelto di uscire proprio con lei, così ordinaria e insignificante. Irene è al settimo cielo, è innamorata, e decide di scrivere una poesia per confessare a Liam i suoi sentimenti e consegnargliela al loro successivo appuntamento. Ma le apparenze ingannano e Irene scopre che in realtà Liam tiene il piede in più staffe, uscendo con più ragazze contemporaneamente e facendo loro i medesimi complimenti. Irene è distrutta ma la sfortuna non l’ha ancora abbandonata: Liam infatti trova la sua poesia e la fa leggere a tutti i compagni. Irene diventa quindi il bersaglio di sberleffi e prese in giro e, arrivata al limite, fugge dalla classe, diretta alla scogliera. E quel giorno la sua vita cambierà: il suo professore l’ha infatti seguita temendo che facesse qualche gesto avventato e ha deciso di “punirla” obbligandola a seguire delle lezioni private di Grammatica dell’amore… Attraverso sette famosissimi romanzi, Irene scoprirà nuove sfaccettature dell’amore e crescerà sotto ogni punto di vista, sbagliando, cadendo e amando.Un altro romance. E gli ho conferito quattro stelline? Oh mamma, mi sto forse rimbambendo? Ho ragionato su questa cosa e ho trovato una spiegazione plausibile: il romance mi piace quando è originale, e non quando abbiamo il “ti vedo, mi vedi, love foreveeeeeeeeer”. E in realtà questo libro più che un romance vero e proprio è un romanzo di formazione: Irene, che inizia la sua storia come una bambinetta ingenua, forse anche un po’ sciocca, matura incredibilmente, pagina dopo pagina, grazie a un professore intelligente e a una lettura critica di alcuni famosissimi romanzi d’amore. L’amore non è quello delle fiabe, e Irene lo scopre subito, battendoci di “naso”: ma è l’amore solo dolore? Deve essere sempre sofferto? L’happy ending è qualcosa di impossibile? Irene arriverà alle sue conclusioni, ma ogni lettore può trarre le proprie.“L’amore che rimane nascosto, inespresso, si trasforma in un mostro che divora i cuori. Bisogna accettare il rischio di esprimerlo, a costo di farsi male.”E proprio il viaggio attraverso la lettura è ciò che mi ha stregato di questo libro. Ogni romanzo letto da Irene ci presenta l’amore sotto una diversa luce: dall’ossessione, al puro sentimento, all’infatuazione… La lettura viene vista come un mezzo per la crescita, cosa che al giorno d’oggi si tende spesso a dimenticare.Interessanti poi le riflessioni della protagonista che seguono la lettura e ci mostrano come le sue opinioni e le sue idee cambino grazie all’arricchimento tratto dai testi.“A volte basta sapere di essere stati scelti da una persona per innamorarsi di lei. Il primo amore non sarà scoprire con sorpresa che qualcuno, nella moltitudine, possa notare proprio noi? Forse è questo stupore a renderlo così emozionante.”Contemporaneamente a ciò, ci viene descritta anche quella che è la vita quotidiana di Irene e il cambiamento che anch’essa subisce. La ragazza non è certo perfetta e commette diversi errori, ma crescendo imparare ad apprendere da essi e soprattutto a capirsi e volersi bene.Il professore di Irene mi ha letteralmente stregato, lo ammetto. Forse perché non ho mai incontrato un insegnante con un tale amore per i libri e per l’insegnamento, così interessato alla crescita e alla formazione di quegli alunni un po’ più sensibili degli altri. Certo, alcune situazioni forse sono un po’ troppo “amichevoli” e “irreali”, perlomeno per come la conosco io la scuola, ma mi è piaciuto comunque leggerle e sognare, con la speranza nel cuore.

La chimera di Praga

La chimera di Praga (Daughter of Smoke and Bone, #1) - Donatella Rizzati, Laini Taylor Karou è una ragazza di diciassette anni che frequenta l'istituto d'arte nella città di Praga. Capelli di un blu elettrico, due tatuaggi a forma di occhi sul palmo delle mani (gli hamsa), non è di certo una ragazza che passa inosservata. E invece spesso vi riesce, complice un carattere schivo e alcuni segreti da nascondere, nonché il potere di alcuni piccoli desideri: Karou infatti non è una ragazza come le altre, dato che è stata cresciuta da una famiglia adottiva piuttosto particolare. Suo "padre" è infatti un mercante di desideri che raccoglie denti provenienti da tutto il mondo per farne collane in cambio di speciali monete in grado di esaudire i sogni delle persone e vive in un negozio accessibile solo tramite speciali porte per lo più invisibili all'occhio umano. Ah, ed è una chimera.Karou spesso si ritrova a dover sbrigare delle faccende per il suo caro papà, che comprendono in buona parte il recupero di denti in svariate parti del mondo, ove lei giunge con facilità dato che la porta del negozio può aprirsi pressoché su qualunque posto desiderato (dove esista una controporta). Ma è proprio durante questo suo peregrinare che comincia ad accorgersi che qualcosa non va: sulle porte stanno infatti spuntando nelle impronte annerite, come se fossero state fatte col fuoco. E quando Sulphurus la spedisce in missione a Marrakesh, Karou scopre che cosa sta lasciando queste impronte... o meglio, chi. E da quel momento in poi la sua vita cambierà per sempre.Narrato dal punto di vista di Karou, La chimera di Praga rappresenta un'interessante e originale variazione dell'ormai classico schema dei romanzi urban fantasy/paranormal romance per ragazzi.Interessante è la decisione dell'autrice di utilizzare come creature fantastiche le chimere, non ancora abusate come vampiri, mannari e simili. Secondo la mitologia greca, esisteva un'unica creatura nota come chimera: figlia di Tifone ed Echidna, possedeva la testa di un leone, la coda con la testa di un serpente e sulla schiena una testa di capra; poteva sputare fuoco e il morso della sua coda era letale. Venne uccisa da Bellerofonte, aiutato da Pegaso.La Taylor amplia un po' il concetto di base di questa creatura mitologica creando una vera e propria popolazione costituita da soggetti dalle fattezze apparentemente antropomorfe ma in realtà costituiti da più parti animali (talvolta alcune umane). Inoltre crea per essi un'insieme di storie, tradizioni e riti veramente interessanti che hanno secondo me reso più veritiero il wordbuilding. So che molti hanno trovato questa parte, collocata verso il finale, più noiosetta: per quel che mi riguarda, invece, l'ho trovata interessantissima, anche perché finalmente venivano spiegati diversi punti oscuri precedentemente lasciati nella trama. Mi hanno affascinato moltissimo alcune invenzioni dell'autrice (in primis i denti e la sua concezione di magia) e come sia riuscita, alla fine, a far combaciare tutti i pezzi.Altro punto di forza del romanzo sono i personaggi, descritti con estrema umanità e sufficientemente approfonditi. Karou non è la classica ragazzina smelensa ma nemmeno la tipica kick-ass heroine dei romanzi di questo genere: è un personaggio in continua evoluzione, alle prese prima con alcuni problemi più banali, come per esempio l'ex-fidanzato che la perseguita, e poi con questioni sempre più profonde e complesse, che ne determinano una crescita e un cambiamento, passando dal vuoto interiore che Karou spesso prova alla consapevolezza di sé, di chi è veramente. Una menzione d'onore va inoltre a Zuzana, la miglior amica di Karou, che spesso mi ha strappato un sorriso e che ho infinitamente apprezzato nella sua sincerità e lealtà, e perché no, anche nella sua pazzia.La componente romance del romanzo inizialmente mi ha fatto storcere il naso perché sembrava di trovarsi davanti alla tipica situazione di "amore istantaneo" che io odio profondamente: grazie al cielo, più avanti nella lettura, l'autrice chiarisce la situazione fornendo una motivazione più che fondata, e questo ha risollevato notevolmente il mio giudizio nei confronti del libro. Ovviamente ci troviamo di fronte a un amore proibito e con un destino all'apparenza infausto: un moderno Romeo e Giulietta, per capirci.La lotta bene-male per il momento è stata introdotta e parzialmente approfondita, ma presumo sarà il tema centrale del prossimo volume di questa nuova trilogia, per cui al momento non posso sbilanciarmi più di tanto. Vi dico solo che al momento in realtà non c'è uno schieramento buono e uno cattivo, semplicemente ci sono tante persone che hanno fatto parecchi sbagli. Né bianco né nero. Grigio. E questo mi piace molto.Un'ultima nota, prima di concludere: mi sono accorta che questo romanzo mi stava catturando molto quando, durante una pausa di lettura, ho pensato che quest'estate mi piacerebbe andare in vacanza a Praga. L'autrice ha rappresentato in modo tanto intrigante e approfondito la città che mi è venuta voglia di visitarla. E, a mio parere, tale capacità non è da tutti.In definitiva, un romanzo originale e intrigante, primo volume di una trilogia che spero ci riserverà grandi sorprese.

The Alchemy Of Stone

The Alchemy of Stone - Ekaterina Sedia 3,5L'alchimista di Ekaterina Sedia è un romanzo autoconclusivo di genere steampunk dalle premesse davvero interessanti e con diversi spunti di riflessione molto attuali.Vediamo innanzitutto più da vicino la storia. Il mondo è molto diverso da quello che conosciamo e tecnologia e alchimia sono due scienze molto progredite e praticate, tanto che si sono formati due schieramenti avversi, quello degli Ingegneri e quello degli Alchimisti, in lotta per il potere e il controllo della città in cui vive la nostra eroina Mattie, un automa molto particolare. In realtà, esisterebbe anche una terza fazione, quella dei Gargoyle: creature millenarie in grado di plasmare la pietra, appoggiano il Duca e il suo governo, l'unico ostacolo al prevalere di uno dei due ordini.E proprio queste leggendarie figure aprono la narrazione, facendo visita a Mattie per chiederle aiuto: la nostra protagonista infatti è non solo un automa emancipato, e quindi slegatosi dal suo creatore e divenuto indipendente, ma anche un Alchimista. Mattie accetterà l'incarico affidatole dai gargoyle, che si rivelerà più complicato nel previsto, continuando nel frattempo le sue normali attività: il precario equilibrio politico della città è però giunto a un punto di rottura e il conflitto è ormai inevitabile. E nessuno è destinato a uscirne indenne.Una trama originale e intrigante è quindi il punto di partenza di Ekaterina Sedia, che sfrutta questo trampolino di lancio per condurre il lettore attraverso profonde riflessioni sulla natura umana, sul progresso, sulle discriminazioni e sul potere corrosivo del potere stesso. Per fare ciò utilizza lo sguardo ingenuo di Mattie, che si rapporta con il mondo esattamente come farebbe un bambino, riflettendo poi però su tutto ciò che la circonda.Mattie è emancipata, è intelligente ed è persino in grado di provare alcuni sentimenti, ma nessuno pare accorgersene: agli occhi delle persone è invisibile, un essere inferiore, una cosa da ignorare e scansare. Un ammasso di ferraglia senza cervello. I prodotti degli Ingegneri, qualunque cosa essi siano, vengono considerati dei meri oggetti, importanti solo per l'utilità che rivestono nella vita delle persone. Ma Mattie non è l'unica a essere discriminata: la stessa cosa vale per gli stranieri, solo che non risultano invisibili, bensì vengono considerati responsabili di ogni accadimento infausto.Altro argomento molto attuale affrontato dall'autrice è quello del progresso: quanto ci si può spingere oltre? Quali sono le conseguenze? A cosa serve creare cose che agevolano alcune persone ma ne danneggiano la maggior parte? Ovviamente Mattie non sa rispondere a questi quesiti in modo definito, ma ci fornisce il proprio punto di vista (o meglio quello dell'autrice).L'Alchimista non è però solo un romanzo di avventura e riflessione, è infatti presente anche una componente sentimentale, che però, per me, ha costituito il punto debole del romanzo: Mattie prova delle sensazioni, qualcosa che neppure lei sa bene come definire, comunque qualcosa di simile ai nostri sentimenti. Devo dire che però questi non mi sono arrivati: per me il tutto è rimasto distante, freddo, proprio come ci si aspetterebbe da una macchina. Non so se questo sia stato voluto o se semplicemente sia stata io a non cogliere eventuali sfumature, a lasciarmi catturare da quello che lei definisce come amore: fatto sta che ciò ha reso meno piacevole, o comunque meno coinvolgente per me una parte della storia.L'intero romanzo è raccontato dal punto di vista di Mattie (con l'eccezione di alcuni paragrafi scritti dal pov dei gargoyle) e ciò è molto interessante perché ci consente di capire come ragiona e come funziona il suo essere e ci permette di assistere a una evoluzione del suo personaggio, che la porta a una emancipazione non più solo teorica.Interessante la rappresentazione dei gargoyle e il loro inserimento in un contesto particolare quale quello steampunk: avrei voluto conoscere più cose su di loro, avere più informazioni, ma svolgono comunque, pur rimanendo spesso nell'ombra, un ruolo molto importante all'interno della storia. Sono rimasta inoltre affascinata dal loro rapporto di padronanza ma al contempo dipendenza dalla pietra. Così come mi hanno piacevolmente colpito anche le descrizioni relative all'alchimia e ai procedimenti alchemici.In definitiva, un romanzo originale e particolare che consiglio a chi è alla ricerca di un diverso genere di fantastico.NB: nel testo sono presenti alcuni refusi/errori di traduzione, fortunatamente non in numero tale da compromettere la lettura.

Divergent (Divergent Series #1)

Divergent  - Veronica Roth Divergent è il primo volume di una trilogia distopica la cui storia mi ha conquistato: non è ai livelli di Hunger Games ma è comunque un buon romanzo che saprà intrattenervi e stupirvi.Il mondo ideato da Veronica Roth è piuttosto particolare: ci troviamo in un’epoca futura non meglio definita nella città di Chicago. Questa non ha più l’attuale aspetto, non solo dal punto di vista architettonico, ma anche da quello politico: la popolazione è infatti suddivisa in cinque fazioni che perseguono un determinato ideale che, secondo coloro che ne fanno parte, costituisce l’unico vero antidoto alla guerra. Per gli Eruditi quindi il valore fondamentale è la conoscenza, per i Pacifici l’amicizia, per i Candidi l’onestà, per gli Intrepidi il coraggio e per gli Abneganti l’altruismo. Il problema è che queste caratteristiche sono portate all’estremo: per esempio gli Abneganti, per non mostrarsi egoisti e vanesi, vestono solo di grigio e non possono specchiarsi, mentre gli Intrepidi dimostrano il loro coraggio buttandosi da treni in corsa o da tetti di palazzi.Beatrice, la nostra protagonista, ha appena compiuto sedici anni e deve quindi scegliere di quale fazione fare parte: un test orientativo dovrebbe aiutarla nella scelta. Dovrebbe. Perché in realtà il test di Beatrice si rivela inconcludente, decretando la sua natura di Divergente, cosa di cui fortunatamente sono a conoscenza solo lei e la sua esaminatrice, dato che potrebbe costarle la vita. Alla cerimonia Beatrice deve comunque compiere una scelta: cambiare fazione tradendo la sua famiglia o rimanere tra gli Abneganti, fingendo di essere qualcuno che in realtà non è?Potremmo dividere Divergent in tre parti: una breve introduzione, l’addestramento e il finale ricco d’azione e adrenalico. Personalmente le ho apprezzate tutte e tre, ognuna per un motivo diverso: se nella prima parte mi sono fatta stregare dall’ambientazione, nella seconda ho seguito con interesse l’addestramento di Beatrice, mentre nell’ultima il naso mi si è letteralmente incollata alla pagina per la curiosità di sapere cosa sarebbe successo. Nessuna di queste parti è però al top e il libro, secondo me, sarebbe potuto essere addirittura migliore. Una grossa limitazione è data, secondo me, dal fatto che il romanzo sia scritto dal punto di vista di Beatrice: se da una parte questo ci aiuta a immedesimarci nella storia, dall’altra ci lascia con un sacco di dubbi e curiosità riguardanti l’ambientazione. Beatrice infatti conosce da vicino solo due delle fazioni e di queste ci parla: ma nella altre tre come si vive? In cosa consiste l’iniziazione? Quali cariche gerarchiche esistono? Alcune brevi risposte ci vengono fornite da altri iniziati, ma le risposte non sono molto più di un accenno. Il mondo creato da Veronica Roth mi ha stregato a tal punto che avrei voluto sapere tutto subito! Non posso che sperare che, nei successivi volumi, certe cose vengano approfondite.I personaggi sono tutti molto interessanti, a partire da Beatrice, la protagonista. Il suo carattere e il suo cambiamento vengono descritti in modo piuttosto realistico dalla Roth, e mi sono molto immedesimata in lei, nel suo sentirsi inadeguata, diversa, forse sbagliata.Mi sono piaciuti molto i “cattivi”, o meglio i vari livelli di cattiveria che la Roth ci mostra: da una parte abbiamo Peter, il classico bullo che fa squadra con i suoi amichetti e che non esita ad abusare della violenza; dall’altra Eric, folle di gelosia, pronto a tutto pur di prevalere, malato. E poi abbiamo la mente di tutto, di cui non vi dico niente per non fare spoiler. Si vede poco, ma è decisamente un tipo diverso di cattiveria.C’è una componente romance piuttosto importante che fortunatamente non inficia il ritmo della storia e anzi si va ad amalgamare a essa. Forse avrei preferito che Beatrice rimanesse sola, indipendente, senza bisogno di appoggiarsi necessariamente a una figura maschile, ma del resto non si può avere tutto xDInteressante la storia della Divergenza, anche se inizialmente è frustrante sentirla continuamente nominare senza che nessuno si degni di spiegare cosa sia. Mi è piaciuta l’idea dell’autrice di dipingere un mondo diviso per caratteristiche per mantenere la pace, in cui i diversi sono coloro che in realtà hanno, contemporaneamente, più qualità dominanti: non esiste un’unica strada per la pace, sia essa la conoscenza, l’amicizia, l’altruismo, il coraggio o l’onestà, è necessario un mix di tutto ciò perché l’uomo possa finalmente smettere di fare la guerra.

Mi chiamo Chuck. Ho diciassette anni. E, stando a Wikipedia, soffro di un disturbo ossessivo-compulsivo

Mi chiamo Chuck - Aaron Karo 3.5Dovete sapere che inizialmente non volevo leggere questo libro. Ne avevo già sentito parlare alcuni mesi fa, e quello che avevo sentito non mi aveva certo invogliato alla lettura: pareva infatti che il fulcro centrale del romanzo fosse il fatto che il protagonista tenesse il conto delle "pippe che si sparava". Ecco, la cosa non mi interessava minimamente. Non mi interessa leggere elogi dell'autoerotismo. Per un caso fortuito, mi è capitato il libro tra le mani dopo la sua uscita. Non sono una persona che butta i libri, neanche per sogno. Ho pensato "Vabbè, proviamoci" e sono contenta di averlo fatto. Sì, Chuck, il protagonista, tiene il conto delle pippe, un conto tra l'altro piuttosto elevato, ma fa anche un sacco di altre cose. Quando chiude l'armadietto gira per quattordici volte la combinazione prima di allontanarsene; la sera controlla decine di volte che le piastre elettriche siano spente e, una volta a letto, si rialza un sacco di volte per andare al bagno, anche se in realtà non ne avrebbe bisogno; ogni volta che tocca qualcosa si lava le mani e non si avvicina neanche lontanamente ai cibi che si mangiano senza posate (panini, muffin, ecc) né alle possibili fonti di sporco e batteri; infine colleziona Converse e ogni giorno ne indossa un paio diverso, associando ogni colore a un diverso umore. Insomma, un caso di DOC praticamente da manuale. E quando i suoi genitori se ne rendono conto, decidono di mandarlo da uno strizzacervelli che gli suggerisce una terapia cognitivo-comportamentale associata ad alcune compresse di Lexapros: Chuck però non è molto collaborativo. Finché non incontra Amy.Spassoso, ironico e pungente, Mi chiamo Chuck è stato una piacevole sorpresa e una ventata d'aria fresca. Le battute, le situazioni imbarazzanti e gli equivoci ci fanno ridere e affezionare al personaggio di Chuck nonostante la sua condizione sia, in realtà, tutt'altro che divertente. Probabilmente, se il protagonista fosse stato lamentoso e piagnone, il romanzo sarebbe risultato unicamente noioso: grazie all'autoironia di Chuck invece l'autore ci descrive un problema psichiatrico piuttosto diffuso senza risultare né pesante né saccente, avvicinando così anche i più giovani a questo disturbo. Ho inoltre apprezzato molto il percorso che il nostro protagonista si trova a dover affrontare per cercare di migliorare, un sentiero tappezzato di decine di difficoltà che può superare solo facendo affidamento su se stesso, la sua forza di volontà e talvolta l'aiuto dei suoi amici. Cose che per noi possono sembrare sciocchezze per Chuck diventano delle grandi conquiste: non bisogna erroneamente pensare che i comportamenti compulsivi vengano metabolizzati da chi soffre di questo disturbo come normali. Chi soffre di DOC sa che le ossessioni e le conseguenti compulsioni che vengono messe in atto sono insensate, ma nonostante ciò non riesce a farne a meno. Solo capendo ciò si può comprendere l'entità degli sforzi di Chuck per raggiungere le sue piccole vittorie, l'impegno che deve impiegare anche solo per mangiare un muffin con le mani senza correre a disinfettarsi.In definitiva un libro che, ridendo e scherzando, tocca tematiche importanti e ci insegna un'importante lezione di vita: peccato per la sua brevità!

Un uso qualunque di te

Un uso qualunque di te - Sara Rattaro Avevo voglia di raggomitolare il mio corpo, meno superficie esponi più difficile sarà colpirti.Un uso qualunque di te è il romanzo d’esordio di Sara Rattaro. Sono sempre un po’ diffidente nei confronti delle nuove penne e anche questa volta non ho fatto eccezione, approcciandomi al romanzo senza troppe aspettative. Sono lieta di ammettere che, per una volta, sono stata piacevolmente stupita.La storia ha inizio in medias res. Viola ascolta un messaggio lasciatole in segreteria dal marito Carlo che la prega di affrettarsi in ospedale. È quasi l’alba e non è tornata a dormire a casa, lasciatasi guidare per l’ennesima volta più dalle sue pulsioni che dal suo cervello. L’apprensione si impossessa di lei: cosa sarà successo? In quale ospedale dovrà dirigersi? Il suo istinto fa centro e Viola arriva nel posta giusto, dove apprende una notizia terribile: le resta poco tempo per fare qualcosa, l’unica cosa possibile. E Viola la fa, per amore.Sono rimasta probabilmente troppo vaga, ma non voglio rovinarvi la lettura di questo commovente romanzo, ricco di struggenti emozioni. Ai capitoli relativi al presente di Viola se ne alternano altri che raccontano il suo passato e di come sia nata la sua storia con Carlo. Insieme alla protagonista, ripercorriamo le tappe fondamentali della sua vita, talvolta commuovendoci, altre biasimandola: tramite brevi flashback conosciamo sempre più a fondo Viola e il suo essere, le sue scelte, i suoi errori, avvicinandoci a questa donna distrutta dal dolore che purtroppo nella sua vita ha commesso molti sbagli e solo alla fine ha deciso di rimediare. Troppo facile, direte forse voi, e in parte concordo, ma non riesco comunque a detestare questa donna, così irrequieta e complessa. Un personaggio che ho letteralmente amato è stato Carlo: il suo amore per Luce è qualcosa di indescrivibile. Per lei ignora i tradimenti della moglie, mette in secondo piano ogni aspetto della sua vita, si dedica a lei anima e corpo, senza rimpianti.«Come faccio a spiegartelo Viola? Come faccio a spiegarti che è per lei che ho imparato ad amarmi, che è lei la mia radice, che è la sua stanza che io chiamo casa, che so cosa le piace e cosa le dà ribrezzo, a chi ha dato il primo bacio perché sono quasi morto quando me l'ha raccontato, che è tra le mie braccia che è caduta quando ha fatto il primo passo della sua vita.[...] Ho lottato contro la febbre alta, contro il suo mal di mare, le ho spalmato il talco mentolato perché la varicella non le segnasse la pelle, l'ho seguita la prima volta che è andata a scuola da sola, mi sono morso la lingua e ho trattenuto le mani quando è tornata a casa in lacrime perché le avevano spezzato il cuore. Io so che le fragole le fanno venire uno strano sfogo sulle braccia, che per le scarpe da ginnastica ci vuole il trentasei, ma lo stesso non va bene per le ballerine. So che odia i cetrioli, non ne sopporta neanche l'odore, che vorrebbe farsi tatuare la frase dove finisci tu comincio io sulla schiena, ma per fortuna ha paura degli aghi.[...] Ho studiato la storia dei romani tre volte e so Dante quasi a memoria perché lo imparasse anche lei. Ho passato serate intere a farle ripetere le tabelline e poi tempo dopo quelle stesse serie le abbiamo passate a parlare del valore della verginità e del sesso. Ho provato a spiegarle cosa sono i maschi, sperando e pregando Dio che non li incontrasse mai.» Penso che l'idea di trovare una persona così sia un sogno: non che i padri solitamente non amino i figli, ma raramente c'è un rapporto così speciale, un rapporto così "materno"in un certo senso.Lo stile di scrittura è particolare, molto simile a un flusso di coscienza, in cui Viola si rivolge direttamente a Carlo, a noi: inizialmente sono rimasta spiazzata da questa scelta dell'autrice, ma procedendo nella lettura mi sono abituata e anzi, penso che questo espediente abbia aumentato il mio coinvolgimento nel romanzo. Vengono spesso utilizzate immagini forti, che si imprimono nella mente del lettore, e frasi brevi, fugaci stilettate.Devo ammettere che ho pianto più volte, e alla fine sono proprio scoppiata in lacrime: questo romanzo mi ha davvero catturato emotivamente e l'ho finito in "one sitting", come direbbero i blogger anglofoni, tanto ero coinvolta nella storia. Vi consiglio, per non fare le simpatiche figurine che ho fatto io, di leggerlo a casa, in modo che la gente non vi fissi stranita a causa dei vostri occhi lucidi e dei lacrimoni agli occhi.Una lettura veloce, ricca, colma di sentimento, che vi consiglio di non lasciarvi sfuggire.

Undercurrent: A Siren Novel (Siren Novels)

Undercurrent - Tricia Rayburn Secondo volume della trilogia Siren, Il richiamo della sirena soffre del classico complesso del volume intermedio di trilogia, il cosiddetto “volume di passaggio”.L’azione, specialmente nella prima parte del romanzo, viene ridotta ai minimi termini. Fuoco centrale della narrazione sono le sensazioni e i pensieri di Vanessa, che ora non riesce più a riconoscersi e a capirsi. Dopo aver infatti scoperto la sua vera natura, dubita di chiunque le stia attorno: come puoi essere sicura che le persone ti vogliano bene per quello che sei e non perché sei un mostro mitologico in grado, con la sua sola presenza, di ammagliare e affascinare chiunque? Simon sarà davvero innamorato di lei, o saranno i suoi poteri di sirena a fargli provare questo sentimento? Non è facile per Vanessa convivere con questi pensieri negativi, e ciò si ripercuote anche nella sua vita quotidiana. Ha visioni di Raina e Zara, fugge improvvisamente da luoghi affollati, non vuole saperne più nulla del suo futuro, sia scolastico che sentimentale. Non è più la cara e tranquilla Vanessa che pensava di essere invisibile, ora è cosciente di essere sempre al centro dell’attenzione e la cosa la disturba. Come se non bastasse, la sua natura le crea anche diversi problemi di carattere pratico, dato che non riesce a stare per molto tempo lontana dall’acqua e dal sale e devo portarne sempre una scorta con sé. E sua madre non riesce ad affrontare la perdita di Justine mentre suo padre continua a nasconderle la verità. In una situazione del genere, Vanessa non può far altro che implodere.Tricia Rayburn delinea molto dettagliatamente e attentamente la situazione della protagonista, il problema è che, per più di metà libro, questo rappresenta praticamente l’unico tema della narrazione. Se inizialmente ho accolto con piacere questo maggior approfondimento, dopo un po’ ho però cominciato ad annoiarmi e a chiedermi quando sarebbe finalmente successo qualcosa. Diciamo, in parole povere, che la cosa è stata tirata, secondo me, un po’ troppo per le lunghe, o che comunque l’autrice avrebbe dovuto affiancarla ad n background un po’ più movimentato.Finalmente, nell’ultimo centinaio di pagine, la storia ricomincia a carburare e abbiamo una serie di accadimenti velocissimi che ci tengono col fiato sospeso e ci forniscono alcune importanti informazioni che vanno ad arricchire la nostra conoscenza delle sirene della Rayburn. È impossibile staccare il naso dalle pagine e seguiamo Vanessa attraverso una serie di rivelazioni mozzafiato e inaspettate, in vista di un finale… che proprio finale non è. Ma questo me lo aspettavo, dato che si tratta di una trilogia e quindi avremo tutte le risposte nel volume conclusivo, che uscirà all’estero a Luglio.Lo stile riprende quello del volume precedente: semplice e scorrevole, con un tocco di poeticità che rende la scrittura della Rayburn intrigante e invitante. Nota stonata l’inserimento dell’ormai stranoto triangolo amoroso, che sinceramente comincia a stufare e di cui, secondo me, non se ne sentiva affatto il bisogno. Interessanti le nuove informazioni sulle sirene, anche se fa molto innervosire il fatto che nessuno si decida a spiegare per bene come stanno le cose a Vanessa, che quindi brancola nel buio.Una lettura di passaggio, non all’altezza del precedente volume ma che mette comunque una gran voglia di leggere il volume successivo.

Siren (Siren Novels)

Siren - Tricia Rayburn Avevo Sirene sul comodino da diverso tempo quando finalmente, alcuni giorni fa, mi sono decisa a leggerlo, complice anche l’uscita del secondo volume della saga.Il titolo rovina in realtà gran parte della suspence. Nella prima parte della narrazione veniamo a conoscenza di strani accadimenti a Winter Harbour, strane morti, che presentano tutte alcune caratteristiche comuni e un forte legame con il mare. Un crescendo di tragedie che ha inizio con il suicidio di Justine, sorella di Vanessa, per poi proseguire con il ritrovamento di una lunga serie di cadaveri, tutti di sesso maschile e con una macabra caratteristica comune: a causa del titolo del romanzo, la mente del lettore intuisce subito a chi vada attribuita la responsabilità di tali reati, rovinando, secondo me, parte del pathos. Fortunatamente, il romanzo non trova le sue radici unicamente nella componente mistery/thriller.Un ruolo di rilievo è dato all’aspetto emotivo della vicenda e alla crescita della protagonista, Vanessa. Conosciamo questa ragazza all’inizio come un’adolescente piuttosto anonima, tranquilla e parecchio fifona,cui si accompagna sempre Justine, perfetta sorella maggiore appena ammessa a un’università di prestigio e amata da tutti. Ma quando quest’ultima viene a mancare, il mondo intero di Vanessa si ripiega su se stesso e crollano tutte le sue certezze: era Justine il suo faro nella notte, la sua ancora di salvezza… che fare ora che metà del suo cuore è venuta a mancare? Ma soprattutto, com’è possibile che una ragazza, oramai donna, così piena da vita abbia deciso di buttarsi da una scogliera? Vanessa scava fin nei più oscuri recessi del suo animo per trovare una risposta, intuendo ogni giorno di più come in realtà di sua sorella sapesse davvero poco. L’impatto che ogni nuovo dettagliato scoperto ha sulla sua persona è devastante: Vanessa si sente tradita, offesa, presa in giro… e questi sentimenti faranno crescere in lei sensazioni contrastanti, facendo emergere lati del suo carattere di cui non era a conoscenza, forze anche a causa del continuo atteggiamento protettivo di Justine. Anche l’amore farà per la prima volta capolino nella vita di Vanessa, che cercherò un aiuto e un rifugio, trovandolo ben più vicino del previsto.Ovviamente non si può non fare un accenno all’elemento soprannaturale, le sirene in questo caso. La Rayburn si rifa in parte alla tradizione, mettendo in evidenza la crudeltà e la malvagità di queste creature, conferendo loro un aspetto angelico e irresistibile, in grado di fare breccia nel cuore di qualsiasi uomo. Non molto ci viene qui svelato su queste creature e la loro vita, solo alcune informazioni di base, che verranno poi riprese nel volume successivo.Il finale è veloce, sorprendente e incolla il lettore alle pagine, col fiato sospeso.La scrittura è semplice e scorrevole, ma è evidente la buona capacità descrittiva dell’autrice, che con pochi tratti riesce a rendere vivide le immagini e le emozioni dei protagonisti.Un romanzo che consiglio vivamente agli amanti di paranormal e urban fantasy: è un qualcosa di diverso nel panorama young adults e ben scritto.

Never Eighteen

Never Eighteen - 3,5Never eighteen rappresenta il romanzo d’esordio di Megan Bostic. Il tema non è dei più allegri: Austin è un malato terminale a cui non resta molto da vivere che decide di “sistemare” alcune questioni prima che sia troppo tardi. Accompagnato dalla sua migliore amica Kaylee, fa visita ad alcune persone che hanno fatto capolino nella sua vita, dispensando consigli, richiedendo spiegazioni, cercando di essere d’aiuto; inoltre decide di affrontare alcune delle sue paure e visitare luoghi in cui non è mai stato. Il tempo però è tiranno e l’epilogo è triste e inevitabile.Non è una storia semplice. Non solo a causa delle condizioni di Austin, ma anche per via delle varie tematiche che vengono toccate durante la narrazione: stupro, violenza sulle donne, omosessualità, bullismo. Il libro è in realtà molto breve per cui in realtà si hanno solo degli accenni relativamente a questi temi, ma ciò è più che sufficiente per spingere il lettore alla riflessione. Molti sono i personaggi che ruotano intorno alla vita di Austin, persone in qualche modo segnate che lui tenta di riportare in vita: si è rassegnato all’idea di non avere un futuro, ma non vuole permettere che, chi è tanto fortunato da averlo, lo butti via senza lottare. Ogni storia ha una sua morale, un suo perché e travolge in lettore in una tempesta di emozioni, lasciandolo frastornato. Per poi raggiungere il suo culmine emotivo nel finale, che mi ha fatto piangere senza alcun ritegno.Il rapporto tra Austin e Kaylee è qualcosa di meraviglioso: migliori amici sin dalla più tenera età, si conoscono come se fossero fratelli e trascorrono tutto il loro tempo insieme. Austin sa tutto di Kaylee: sa come arriccia le labbra quando è arrabbiata, conosce tutti i nomi della sua macchina e i suoi gusti. Austin adora Kaylee. Austin ama Kaylee. Si capiscono con uno sguardo, sono pronti a fare qualsiasi cosa l’uno per l’altro. Leggere delle loro peregrinazioni on the road è stato dolce, a tratti divertente, talvolta commovente. Cosa dire della cena al ristorante di Seattle, del pranzo al luna park o dell’escursione in montagna? Quello che li lega è un sentimento delicato, profondamente radicato, con una sua storia, così diverso dagli instant-loves così di moda nei romanzi ya odierni, e per questo così adorabile.Perché allora solo 3.5 stelline? Perché, sebbene io abbia amato la storia, sinceramente ritengo sia in parte poco credibile. Un ragazzino di diciassette anni affetto da leucemia mieloide acuta che ha già affrontato dei cicli di chemio e che è destinato, purtroppo, ad un precoce exitus, non riuscirebbe a fare tutto quello che Austin riesce a fare nell’arco di tre giorni, in movimento dalla mattina alla sera. Non è plausibile. Scala addirittura un monte! Dal punto di vista emotivo, non avevo fatto molto caso alla cosa, rapita com’ero dalla storia, ma riflettendoci a freddo me ne sono resa conto e quindi questo ha ridimensionato il mio giudizio.Nonostante ciò, è sicuramente un romanzo che vi consiglio di leggere, ovviamente se apprezzate il genere.

Messenger (Readers Circle)

Messenger - Lois Lowry Il Messaggero di Lois Lowry rappresenta il volume di collegamento tra Il donatore e La rivincita: se leggendo i primi due romanzi avevo pensato che i libri costituenti la saga fossero accumunati unicamente dal tema distopico, leggendo quest’ultimo mi sono dovuta ricredere.Old_ForestNe Il messaggero tornano infatti alcuni personaggi conosciuti in precedenza di cui temevamo di aver perso le tracce. Come dimenticarsi di Matty, la Belva tra le Belve, e del suo cagnolino Ramino? Matty ora è cresciuto e vive in un nuovo villaggio, separato dal precedente da una grande e inquietante foresta in cui accadono cose strane e che quindi non tutti possono attraversare. Matty è il messaggero del villaggio, l’unico che può entrare nella foresta continuamente senza subire conseguenze; conosce tutti i sentieri e la collocazione dei villaggi vicini e quindi viene spesso inviato come ambasciatore. Matty vive con il vecchio cieco, il padre di Kira, e ha un’esistenza piuttosto felice: contrariamente al luogo in cui abitava prima, nel nuovo villaggio le persone sono cordiali e altruiste. Accolgo ogni straniero proveniente dall’altra parte della foresta e non denigrano coloro che sono diversi: le cose però stanno cominciando a cambiare, per la prima volta la crudeltà fa capolino nel villaggio e il tutto sembra essere riconducibile al Mercato del Baratto. Cosa succede davvero durante queste aste? Come si può fermare il male che dilaga tra gli abitanti del villaggio? Matty non lo sa, ma prima che le frontiere vengano chiuse vuole portare al villaggio la sua amica Kira, la figlia del cieco. Ma il Male si è diffuso anche nella foresta e il giovane messaggero non è più un ospite gradito. Che fare? Provare e sperare. E Matty lo fa, fino alla fine.In The giver avevamo conosciuto un mondo apparentemente perfetto, rivelatosi in realtà uno specchio per allodole: non c’erano colori né sentimenti, solo un grigio rigore. In Gathering Blue le persone erano crudeli e uccidevano coloro che erano diversi, deboli. Ne Il Messaggero sembra invece di aver finalmente raggiunto una dimensione “normale” e idilliaca, anche se non perfetta. Eppure il male e la crudeltà giungono anche qui. Qual è allora in realtà il vero problema? Cos’è che impedisce all’uomo di vivere una vita felice? Io direi l’uomo stesso. Ma non è facile dirne il perché. Si potrebbero incolpare le pulsioni e i sentimenti negativi: nel mondo di The Giver però erano stati banditi, eppure la società non era di certo perfetta. Di certo non si può dare la colpa alle persone più deboli: hanno gli stessi diritti di tutti gli altri. butterfly_by_shahar12-d47zxrnCos’è allora che rende l’uomo così incline all’autodistruzione? La Lowry non ce lo dice, ma ci mostra come, comunque vadano le cose, esista sempre e comunque una speranza, che risiede proprio nell’uomo stesso. L’uomo è l’artefice del suo destino.Il Messaggero è un libro che, pur utilizzando un linguaggio molto semplice, tocca temi importanti e spesso controversi, fornendoci importanti spunti di ragionamento. Matty poi è un protagonista fenomenale: si prova subito affetto per lui e si vivono con lui anche le più piccole emozioni. Forse, tra i protagonisti dei tre libri, è quello a cui ho voluto più bene. Altri personaggi sono molto importanti ai fini della narrazione (Kira, il Capo, il Veggente), e anche quelli solo accennati lasciano comunque una forte impronta nel lettore: il maestro di scuola, la moglie del Raccoglitore, il banditore al mercato del baratto… tutti hanno una qualche caratteristica o hanno compiuto un qualche atto che li rende inconfondibili e indimenticabili.Il finale è meraviglioso. Niente cliffhanger o espedienti simili. Un finale vero e proprio, che si imprime a fuoco nella memoria.Un libro che vi consiglio vivamente di leggere, ma solo dopo i due volumi precedenti!

The Berlin Boxing Club

The Berlin Boxing Club - Robert Sharenow La stella nel pugno è un romanzo di formazione ambientato nella Germania degli anni ‘30, in cui ci vengono narrate le vicissitudini di un giovane ragazzino ebreo la cui vita viene stravolta dal regime.Inizialmente la vita di Karl è identica a quella di tutti i bambini tedeschi, e prosegue tranquilla anche durante la diffusione dei primi moti d’odio nei confronti degli ebrei grazie al suo aspetto ordinario e al fatto che la sua famiglia non è praticante. Ma quando alcuni ragazzi della sua scuola vengono a sapere la verità sulle sue origini, cominciano le prese in giro e i pestaggi. Karl è esile, mingherlino, e non molto coraggioso: l’unica sua arma è la fuga, ma purtroppo non sempre essa è sufficiente. La sua vita cambierà quando il grande campione Max Schmeling gli offrirà delle lezioni gratuite di Boxe in cambio di un quadro della galleria di suo padre: prima ancora che dare a Karl la possibilità di difendersi, Max, con la sua proposta, gli fornisce una speranza e uno scopo da perseguire. E il giovane ebreo prende alla lettera tutti i consigli del campione, diventando un buon pugile. Ma le persecuzioni nei confronti degli ebrei si inaspriscono e Karl è costretto a fare i conti con la dura realtà. Purtroppo i suoi guantoni non bastano per salvare la sua famiglia. Non bastano i sogni. Attraverso gli occhi di Karl, inizialmente ai margini, seguiamo l’inasprirsi dei provvedimenti nei confronti degli ebrei e vediamo come cambino le persone, influenzate da Hitler e dalla sua ideologia. Persone fino a pochi giorni prima estranee al partito, in poche ore diventano membri fedelissimi, mentre coloro che non sono d’accordo con l’ideologia nazista rimangono ai margini, stando a guardare, senza intervenire per paura di ripercussioni: i pochi che si ribellano vengono subito arrestati e deportati. Ma vediamo anche come molti ebrei, inizialmente, non si rendano conto della portata del problema: lo stesso padre di Karl più volte ripete “Figurati se faranno mai una cosa del genere” per poi essere smentito entro pochi giorni dai fatti. Come può essere possibile che nessuno stato straniero sia mai intervenuto? Che tutti abbiano chiuso gli occhi di fronte a quello che stava succedendo? Se lo chiede il papà di Karl e me lo chiedo anch’io. I segnali erano ovunque, ma il mondo ha preferito far finta di niente. Una cosa che ho apprezzato molto di questo libro è la veridicità storica e il riferimento costante a fatti realmente accaduti: l’autore ha saputo ricostruire fedelmente non solo il contesto storico del momento, ma anche la “storia” della boxe, citando opere e pugili realmente esistiti, documentando con date e particolari i vari incontri di fama mondiale. Io non sono una fan di questo sport, ma mi è piaciuto molto il fatto che Sharenow abbia usato il ring e i pugili per rappresentare la società del momento: mentre negli USA i pugili ebrei erano dei campioni, in Germania un ebreo non poteva salire sul ring, neppure se era più forte; lo scontro tra Max Schmeling e Joe Louis diventa un combattimento tra la pura razza ariana e un essere inferiore e, mentre la vittoria può portare la vita di Max alle stelle, una sua sconfitta potrebbe determinare la sua fine. Molto interessanti e ben costruiti i personaggi, mi ha colpito in particolar modo Hildi, la sorella di Karl: nonostante sia più piccola del fratello, avverte di più la portata di quello che sta succedendo a causa del suo aspetto più “ebreo”, che la porta a essere identificata subito in mezzo alla folla. Anche i loro genitori sono personaggi ben curati e complessi: da una parte il padre apparentemente mollaccione che nasconde un passato onorevole, dall’altro una donna al limite dell’autodistruzione, corrosa dalla depressione. E poi c’è Max, il grande campione, che di fronte alla violenza del regime rimane neutrale e che, sinceramente, ha più di una volta scatenato il mio biasimo. Una menzione speciale per La Contessa e per Neblig, due personaggi squisiti, coraggiosi nonostante tutte le loro difficoltà.Il linguaggio è semplice e scorrevole e l’autore riesce a toccare tematiche importanti senza risultare mai pesante né saccente, con estrema delicatezza. Alle parole si alternano caricature disegnate da Karl, che, oltre al pugile, vorrebbe fare il fumettista e che spesso usa i suoi disegni per risollevare l’umore della sorella, oltre che il suo. In conclusione, un libro che consiglio a tutti: ai ragazzi che si avvicinano allo studio di questo periodo storico e agli adulti, che cercano un buon romanzo, coinvolgente e commovente.

La discesa dei Luminosi. 2012 la profezia dei Maya

La discesa dei luminosi - Ilenia Provenzi, Francesca Silvia Loiacono 2.5Dopo una serie di titoli provenienti dall’estero entra a far parte della collana Y della Giunti il romanzo d’esordio di due ragazze italiane, La discesa dei Luminosi.La storia ruota attorno al ritrovamento di un antico codice Maya, mai del tutto decifrato: tutti coloro che hanno partecipato alla spedizione di ricerca sono caduti in disgrazia, o peggio morti, e nessuno è mai riuscito a svelare il mistero dietro quegli strani glifi raffigurati nel codice, tanto che il panorama accademico ha preferito dimenticarsene, liquidandolo come poco importante. Ma Viola non puoi dimenticare la ricerca per cui sua madre ha perso la vita e decide di dedicare la sua tesi proprio a questo argomento. Comincia così la sua avventura, tra testi universitari, incontri con vecchi amici e spedizioni in Messico, tutto per portare a conclusione il vecchio lavoro di sua madre.A Viola si affiancano due comprimari, Jude e Danielle, i Luminosi: questi esseri dalla forma umana provengono dal pianeta Aurora e sono abituati a una vita tranquilla, priva di qualsiasi vizio, peccato o passione umana. Sono figure nuove per la letteratura di genere, che però somigliano molto, forse troppo, a degli angeli privi di ali. Interessante l’idea delle autrici di identificare queste creature con le maggiori divinità dei popoli antichi, ma avrei gradito un maggior approfondimento del loro mondo e una maggiore differenziazione rispetto al genere umano. Inoltre Danielle è decisamente insopportabile e volubile, troppo per essere, in teoria, una sorta di essere superiore cresciuto in un mondo perfetto: posso capire all’inizio, quando deve prendere ancora confidenza con la Terra e con tutte le cose che non conosce, ma in seguito il suo comportamento mi pare davvero assurdo, tipico di una bambina viziata e non di un essere cresciuto sin dalla nascita in un mondo pervaso da musica, calma e tranquillità. Capisco che non sia facile per lei controllare la sua umanità, ma le sue reazioni mi sono parse davvero eccessive. Altri personaggi hanno ruoli importanti ai fini della storia, ma rimangono purtroppo poco approfonditi, usati come semplici mezzi per consentire lo svolgimento della vicenda.L’ambientazione italica purtroppo non ha avuto l’effetto che speravo: si parla di Venezia e della Toscana, passando anche per Porto Venere; luoghi bellissimi e intrisi di magia, che rimangono però un mero sfondo, un elenco di luoghi privo di vita. Poteva esserci scritto tanto Venezia quanto Springfield o Costantinopoli: non si sarebbe avvertita la differenza. E anche il Messico, luogo di passaggio obbligato quando si parla di Maya, non è convincente, non è “vivo”. Per quel che concerne il mero sviluppo della trama, la vicenda è ben portata avanti: purtroppo sono pochi i colpi di scena, ma tutti i pezzi vanno al loro posto, a formare una storia autoconclusiva. Lo stile è essenziale, semplice e scorrevole, tanto che, nonostante l’apparente notevole mole, il libro si legge in poche ore.In conclusione, un romanzo che si discosta per idea di fondo dai paranormal per ragazzi degli ultimi tempi, con una base originale, ma che purtroppo non è riuscito a catturarmi, convincermi appieno e farmi sognare.

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L'isola dei Liombruni (Lain) (Italian Edition)
Giovanni Feo