Speechless di Hannah Harrington
Ho acquistato Speechless lo scorso anno, appena uscito, attratta dalla trama e sì, anche dalla copertina, per poi riporlo nella mia libreria in attesa del suo momento. Fortuna ha voluto che questo romanzo sia stato scelto per il gdl di Settembre del gruppo YA e dintorni su Goodreads (nel caso non lo conosciate, fateci un salto!) e quindi, dopo averlo spolverato, mi sono messa a leggerlo, piena di aspettative.
La protagonista di questa storia è Chelsea Knot, una studentessa delle superiori facente parte del gruppo delle ragazze IN della scuola. Fedele scudiero della popolarissima Kristen, Chelsea è da tutti conosciuta per una sua caratteristica peculiare: non è in grado di tenere alcun tipo di segreto. Questa sua incapacità la metterà in una situazione spinosa durante la grande festa organizzata per festeggiare la fine dell’anno: a causa della sua lingua lunga, un ragazzo rischierà di rimetterci la vita e Chelsea, per fare la cosa giusta e cercare di rimediare, verrà cacciata a calci dall’Olimpo delle popolari e tormentata. Conscia del fatto che la causa di tutto il dolore causato sono state le sue parole, ispirandosi a un articolo trovato su Vanity Fair Chelsea farà un voto di silenzio e farà di tutto per mantenerlo.
Running my mouth has hurt enough people already – the least I can do is shut up. Why can’t everyone see I’m doing the world a favor?
Non è però così facile stare in silenzio e molti non riusciranno a comprendere la scelta di Chelsea. Io l’ho compresa, ho capito le sue motivazioni, anche se inizialmente devo ammettere che alcuni pensieri della protagonista mi hanno fatto storcere il naso: essendo sempre stata una ragazza popolare, praticamente in simbiosi con Kristen, la studentessa più in vista della scuola, non riesce subito a realizzare l’ipocrisia e la cattiveria delle persone che l’hanno sempre circondata, anzi, sembra quasi che Chelsea sarebbe disposta a tornare nel suo vecchio gruppo se solo Kristen la rivolesse indietro. Fortunatamente, con lo scorrere delle pagine, matura, cresce, partendo da piccole cose (il vestiario), giungendo sino ad atti importanti (la difesa di un compagno di classe vittima dei bulli suoi ex amici). Ho molto apprezzato questo percorso di crescita della protagonista ma, per me, c’è stato un problema di fondo, e cioè la previdibilità del romanzo. In diverse parti, infatti, mi sono ritrovata a pensare “ora succederà questo” e tac, succedeva esattamente quello che avevo pensato, togliendo un po’ di gusto alla lettura.
Inoltre ho trovato alcuni aspetti del romanzo un po’ troppo semplicistici. Le stesse implicazioni della scelta di Chelsea di stare in silenzio sono, secondo me, poco approfondite: un’unica insegnante si pone il problema dell’impossibilità di Chelsea di partecipare attivamente alle lezioni in classe, per gli altri è assolutamente indifferente e non danno alcun peso alla cosa. Per come conosco io la scuola e per come l’ho vissuta, la cosa mi pare un po’ poco verosimile. Per non parlare della facilità con cui Chelsea viene avvicinata e accettata dalla persone che in realtà dovrebbero più di tutti avercela con lei. Uno dei personaggi a un certo punto dirà:
Hate is… it’s too easy. [...] Love. Love takes courage.
Io lo so, capisco questa frase, comprendo la sua verità. Ma so anche che nel mondo di tutti i giorni le persone che fanno di questa frase il loro motto sono pochissime in confronto a quelle che si lasciano prendere dalla rabbia e dall’odio: trovo poco che realistico che Chelsea trovi una concentrazione di persone così facili al perdono, lasciando che rimangano come unici haters coloro che sono dalla parte del torto (la sua ex combriccola). C’è una distinzione secondo me troppo netta tra “buoni” e “cattivi”.
D’altra parte però ho molto apprezzato la descrizione della quotidianità di Chelsea e sopratutto il suo riapprezzarsi grazie anche allo studio, precedentemente trascurato. Molto ben descritto è inoltre il clima che si respira nel locale Rosie’s, centrale per la vicenda: mi è sembrato più volte di trovarmi lì insieme agli altri ragazzi, e ho un po’ bramato la possibilità di poter trovare un posto così, in cui ti senti sempre accolta e mai giudicata. Centrale per il romanzo è la tematica lgbt e la Harrington descrive bene l’omofobia di certi soggetti, i pregiudizi e l’ignoranza di certe persone.
Da sottolineare la presenza di un accenno di triangolo amoroso, che però proprio triangolo non è: si ha più un percorso da un interesse a un altro, che combacia con la crescita di Chelsea e la sua nuova attrazione per un altro tipo di qualità.
In definitiva ho apprezzato Speechless, ma non quanto avrei voluto: una lettura scorrevole e interessante, danneggiata da una prevedibilità e una semplicità eccessive.