3.5Dovete sapere che inizialmente non volevo leggere questo libro. Ne avevo già sentito parlare alcuni mesi fa, e quello che avevo sentito non mi aveva certo invogliato alla lettura: pareva infatti che il fulcro centrale del romanzo fosse il fatto che il protagonista tenesse il conto delle "pippe che si sparava". Ecco, la cosa non mi interessava minimamente. Non mi interessa leggere elogi dell'autoerotismo. Per un caso fortuito, mi è capitato il libro tra le mani dopo la sua uscita. Non sono una persona che butta i libri, neanche per sogno. Ho pensato "Vabbè, proviamoci" e sono contenta di averlo fatto. Sì, Chuck, il protagonista, tiene il conto delle pippe, un conto tra l'altro piuttosto elevato, ma fa anche un sacco di altre cose. Quando chiude l'armadietto gira per quattordici volte la combinazione prima di allontanarsene; la sera controlla decine di volte che le piastre elettriche siano spente e, una volta a letto, si rialza un sacco di volte per andare al bagno, anche se in realtà non ne avrebbe bisogno; ogni volta che tocca qualcosa si lava le mani e non si avvicina neanche lontanamente ai cibi che si mangiano senza posate (panini, muffin, ecc) né alle possibili fonti di sporco e batteri; infine colleziona Converse e ogni giorno ne indossa un paio diverso, associando ogni colore a un diverso umore. Insomma, un caso di DOC praticamente da manuale. E quando i suoi genitori se ne rendono conto, decidono di mandarlo da uno strizzacervelli che gli suggerisce una terapia cognitivo-comportamentale associata ad alcune compresse di Lexapros: Chuck però non è molto collaborativo. Finché non incontra Amy.Spassoso, ironico e pungente, Mi chiamo Chuck è stato una piacevole sorpresa e una ventata d'aria fresca. Le battute, le situazioni imbarazzanti e gli equivoci ci fanno ridere e affezionare al personaggio di Chuck nonostante la sua condizione sia, in realtà, tutt'altro che divertente. Probabilmente, se il protagonista fosse stato lamentoso e piagnone, il romanzo sarebbe risultato unicamente noioso: grazie all'autoironia di Chuck invece l'autore ci descrive un problema psichiatrico piuttosto diffuso senza risultare né pesante né saccente, avvicinando così anche i più giovani a questo disturbo. Ho inoltre apprezzato molto il percorso che il nostro protagonista si trova a dover affrontare per cercare di migliorare, un sentiero tappezzato di decine di difficoltà che può superare solo facendo affidamento su se stesso, la sua forza di volontà e talvolta l'aiuto dei suoi amici. Cose che per noi possono sembrare sciocchezze per Chuck diventano delle grandi conquiste: non bisogna erroneamente pensare che i comportamenti compulsivi vengano metabolizzati da chi soffre di questo disturbo come normali. Chi soffre di DOC sa che le ossessioni e le conseguenti compulsioni che vengono messe in atto sono insensate, ma nonostante ciò non riesce a farne a meno. Solo capendo ciò si può comprendere l'entità degli sforzi di Chuck per raggiungere le sue piccole vittorie, l'impegno che deve impiegare anche solo per mangiare un muffin con le mani senza correre a disinfettarsi.In definitiva un libro che, ridendo e scherzando, tocca tematiche importanti e ci insegna un'importante lezione di vita: peccato per la sua brevità!