2.5Dopo una serie di titoli provenienti dall’estero entra a far parte della collana Y della Giunti il romanzo d’esordio di due ragazze italiane, La discesa dei Luminosi.La storia ruota attorno al ritrovamento di un antico codice Maya, mai del tutto decifrato: tutti coloro che hanno partecipato alla spedizione di ricerca sono caduti in disgrazia, o peggio morti, e nessuno è mai riuscito a svelare il mistero dietro quegli strani glifi raffigurati nel codice, tanto che il panorama accademico ha preferito dimenticarsene, liquidandolo come poco importante. Ma Viola non puoi dimenticare la ricerca per cui sua madre ha perso la vita e decide di dedicare la sua tesi proprio a questo argomento. Comincia così la sua avventura, tra testi universitari, incontri con vecchi amici e spedizioni in Messico, tutto per portare a conclusione il vecchio lavoro di sua madre.A Viola si affiancano due comprimari, Jude e Danielle, i Luminosi: questi esseri dalla forma umana provengono dal pianeta Aurora e sono abituati a una vita tranquilla, priva di qualsiasi vizio, peccato o passione umana. Sono figure nuove per la letteratura di genere, che però somigliano molto, forse troppo, a degli angeli privi di ali. Interessante l’idea delle autrici di identificare queste creature con le maggiori divinità dei popoli antichi, ma avrei gradito un maggior approfondimento del loro mondo e una maggiore differenziazione rispetto al genere umano. Inoltre Danielle è decisamente insopportabile e volubile, troppo per essere, in teoria, una sorta di essere superiore cresciuto in un mondo perfetto: posso capire all’inizio, quando deve prendere ancora confidenza con la Terra e con tutte le cose che non conosce, ma in seguito il suo comportamento mi pare davvero assurdo, tipico di una bambina viziata e non di un essere cresciuto sin dalla nascita in un mondo pervaso da musica, calma e tranquillità. Capisco che non sia facile per lei controllare la sua umanità, ma le sue reazioni mi sono parse davvero eccessive. Altri personaggi hanno ruoli importanti ai fini della storia, ma rimangono purtroppo poco approfonditi, usati come semplici mezzi per consentire lo svolgimento della vicenda.L’ambientazione italica purtroppo non ha avuto l’effetto che speravo: si parla di Venezia e della Toscana, passando anche per Porto Venere; luoghi bellissimi e intrisi di magia, che rimangono però un mero sfondo, un elenco di luoghi privo di vita. Poteva esserci scritto tanto Venezia quanto Springfield o Costantinopoli: non si sarebbe avvertita la differenza. E anche il Messico, luogo di passaggio obbligato quando si parla di Maya, non è convincente, non è “vivo”. Per quel che concerne il mero sviluppo della trama, la vicenda è ben portata avanti: purtroppo sono pochi i colpi di scena, ma tutti i pezzi vanno al loro posto, a formare una storia autoconclusiva. Lo stile è essenziale, semplice e scorrevole, tanto che, nonostante l’apparente notevole mole, il libro si legge in poche ore.In conclusione, un romanzo che si discosta per idea di fondo dai paranormal per ragazzi degli ultimi tempi, con una base originale, ma che purtroppo non è riuscito a catturarmi, convincermi appieno e farmi sognare.